UNE VIE DE PEINTRE
Catalogo a cura di
MATTEO PACINI
“Mentre l’impulso di empatia è condizionato da un felice rapporto di panteistica fiducia tra l’uomo e i fenomeni del mondo esterno, l’impulso all’astrazione è conseguenza di una grande inquietudine interiore provata dall’uomo di fronte ad essi, e corrisponde, nella sfera religiosa, a un’accentuazione fortemente trascendentale di tutti i concetti.”
(Wilhelm Worringer, Astrazione e empatia)
Con queste parole Wilhelm Worringer distingue i due concetti di empatia e astrazione in uno dei libri di teoria dell’arte più letti del Novecento, maturato nella Monaco del primo Kandinskij astratto e delle sperimentazioni del Cavaliere Azzurro.
Mostrando un certo interesse verso la psicologia di base dell'essere umano, Worringer identifica nel godimento artistico la soddisfazione di determinate esigenze psichiche, considerando la tendenza all'empatia o all’astrazione come “modi” dell’uomo di rapportarsi al reale.
Se l’empatia è identificabile quindi con la “figurazione” come godimento estetico di noi stessi attraverso un oggetto sensorio che ci porta ad immedesimarci in esso, l’astrazione, secondo lo storico dell’arte tedesco, è la volontà di isolare un singolo oggetto prescindendo dalla sua forma e trovando in questo un punto di quiete, un rifugio dal caos del mondo.
Nella sua lunga e complessa ricerca artistica dedicata alla pittura, Astolfo Zingaro fa uso di entrambi questi “modi” di rapportarsi alla realtà, l’uno come naturale conseguenza dell’altro. Approda all’astrazione dopo un percorso attraverso la pittura figurativa che, nei primi anni della sua produzione, lo vede trattare temi classici quali paesaggi e nature morte, prediligendo da subito l’olio quale tecnica espressiva.
Profondamente influenzato poi da una serie di viaggi tra l’Egitto, l’India, il Nepal e il Messico, Zingaro comincia a evolversi stilisticamente, riconoscendo nelle civiltà primitive e nel simbolismo dell’arte tribale l’albero genealogico del suo operare. Comincia così la complessa ricerca di quella sintesi ottenuta dal “sottrarre”, quando scavando a fondo, smembrando e scarnificando le forme, si aspira a cogliere l’essenza della realtà, fino a trascendere da essa.
Il passaggio dall’empatia all’astrazione rappresenta per Astolfo Zingaro l’evoluzione stilistica risultato di un’indagine pittorica alla quale l’artista ha dedicato tutta la vita. Questa incessante ricerca costa fatica, tempo e pazienza, e il peso specifico della pittura di Zingaro non può che esserne la dimostrazione più evidente; la pellicola pittorica, a volte, è tanto spessa e pesante quanto il numero dei tanti tentativi prima di giungere al risultato voluto.
Nelle sue opere dense e materiche Astolfo Zingaro apre allo spettatore una terza dimensione, nella quale lo sguardo s’immerge innescando, attraverso la materia, quel processo emozionale che trasforma l’atto del guardare un‘opera con il vedere realmente dentro di essa.
Matteo Pacini